Il boicottaggio avente come fulcro il cotone dello Xinjiang è un argomento molto discusso ultimamente, la questione è iniziata con una dichiarazione ad agosto del 2020 del Better Cotton Iniziative (BCI), la più grande organizzazione no profit del mondo, volto a garantire la sostenibilità del settore del cotone, la quale ha comunicato la sospensione dell’approvazione del cotone dello Xinjiang (Cina) a tempo indeterminato, basandosi apparentemente su sospetti di lavoro forzato.
Sospetti, perché le condanne di solito si basano su prove, che non ci hanno fornito, a meno che non si parli di accusa senza processo, il che dovrebbe essere contro i diritti umani, se di questo stiamo parlando.
In conseguenza a tale dichiarazione, numerose marche di abbigliamento tra cui, H&M, Nike, Adidas, Puma, CK, Burberry e molte altre si sono aggregate nel boicottare il cotone dello Xinjiang.
Come reazione, più di 40 artisti nel mondo dello spettacolo in Cina, che attualmente hanno in corso un contratto di testimonial con queste marche, hanno dichiarato di interrompere ogni rapporto di collaborazione. Il nome H&M è risultato introvabile su Baidu Maps e su Tmall, la piattaforma e-commerce di Alibaba.
Il tema #Io supporto il cotone dello Xinjiang# risulta avere 6,55 miliardi di visualizzazioni, e 37,79 milioni di discussioni su Weibo, la più grande social media in Cina, attirando in questo modo l’attenzione e attizzando il patriottismo dei consumatori cinesi, procedendo inevitabilmente verso il boicottaggio delle marche sopranominate.
A questo proposito Hua Chunying, la portavoce del Ministero degli esteri cinese ha dichiarato, durante una conferenza stampa del 30 marzo, che “In Cina ci sono più di 1,4 miliardi di persone, ognuno delle quali ha il proprio cervello, la propria mente, e ognuno ha il diritto di esprimere su internet i propri pensieri e i propri sentimenti. Solo perché i commenti che leggi non ti piacciono o non li vuoi sentire, non puoi giungere automaticamente alla conclusione che siano ordinati o richiesti dal governo cinese. Questo è un grave equivoco e pregiudizio nei confronti della Cina.”
Mentre in risposta a una domanda su H&M, Hua Chunying ha dichiarato, durante una conferenza stampa del 25 marzo, che i campi di cotone dello Xinjiang sono stati altamente meccanizzati, e gran parte del cotone viene raccolto dalle macchine, quindi il lavoro forzato è inesistente, mostrando poi due fotografie a confronto, quello dei campi di cotone in Xinjiang, su cui ci lavorano le macchine, e la fotografia dei neri americani che raccoglievano cotone, ha usato in quest’occasione l’idioma 以己度人, che significa letteralmente, giudicare gli altri sulla base della propria mentalità.
Hua Chunying, suggerisce che l’intento dietro al boicottaggio del cotone dello Xinjiang ci sia l’interesse a destabilizzare la Cina dall’interno, e mostra come prova il video del discorso tenuto da Lawrence Wilkerson, il colonnello in pensione dell’esercito degli Stati Uniti e l’ex capo di gabinetto della segreteria di Stato degli Stati Uniti, presso Ron Paul Institute ad agosto del 2018, nel quale egli dichiara pubblicamente: “Well, the CIA would want to destabilize China. And that would be the best way to to do it. To form an unrest and join with those Uygurs in pushing the Han Chinese in Beijing from internal places rather than external.” (La CIA vorrebbe destabilizzare la Cina. E questo è il modo migliore per farlo. Per formare disordini e unirsi a quegli uiguri per spingere i Cinesi Han a pecchino dall’interno, piuttosto che dall’esterno.)
È stato riscontrato che un importante sponsor del BCI è US Agency for International Development (USAID), un’agenzia governativa statunitense fondato dal Presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy nel 1961.
Una coincidenza degno di nota.
Il 25 marzo, le azioni di Adidas sono crollate di 6,10 punti percentuali, mentre le azioni di Nike sono crollate di 3,44 punti percentuali, lasciando sfumare più di decine di miliardi di Yuan cinese.